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UBUNTU 2.0

Ulaanbaatar, Mongolia – 23 ottobre 2015, 14.47 ora locale


Sono tornato ieri sera in capitale dopo 20 giorni in giro per la Mongolia, dove i paesaggi sono sconfinati, dove l’orizzonte è lontano come in pochi latri posti al mondo, dove non c’è nulla nel raggio di centinaia di chilometri e dove non c’è connessione…per fortuna.

Aprendo la mail ho trovato la notizia dell’alluvione che qualche giorno fa ha colpito i campi profughi Saharawi in Algeria, campi che ho visitato lo scorso dicembre grazie all’Associazione Jaima Sahrawi di Reggio Emilia, con la quale ho avuto poi il piacere di sviluppare il progetto fotografico “Noi siamo Sahara(We)”, un mini-reportage dei campi visti dagli occhi dei bambini ai quali ho consegnato delle macchinette fotografiche usa e getta.



Nella mail c’è un comunicato stampa che fa un resoconto della situazione attuale, dei danni subiti e dell’iniziativa di raccolta fondi, eccone uno stralcio:


“nei giorni scorsi forti piogge hanno provocato un alluvione che ha costretto molti Saharawi ad

abbandonare le case crollate. Molti villaggi sono stati abbandonati e con i pochi mezzi che hanno si sono sistemati in container o in delle alture in attesa dell'arrivo di nuove tende. L’alluvione ha provocato danni anche a strutture comuni quali scuole e ospedali e sono andate perse ingenti derrate alimentari.

Da più di quaranta anni il popolo Saharawi vive in condizioni di difficoltà estrema nei campi profughi in territorio algerino a seguito dell’occupazione illegale del Sahara Occidentale da parte del Marocco nel 1975. La vita in questi territori inospitali è disperata e possibile prevalentemente grazie agli aiuti internazionali, il disastro ambientale recente e le conseguenti condizioni di emergenza attuali rappresentano un rischio concreto per la sopravvivenza di centinaia di persone. Bisogna agire al più presto.


L'associazione Jaima Sahrawi, amica del Popolo Saharawi dal 2000, da parte sua ha immediatamente attivato una campagna di raccolta fondi per cui il 100% del denaro raccolto verrà devoluto direttamente alle autorità Saharawi per far fronte all’attuale emergenza umanitaria.”



Mi trovo già da un mese e mezzo a viaggiare per l’Asia liberamente, senza limitazioni di tempo e di spazio, sono una persona fortunata perché posso scegliere cosa fare della mia vita e posso muovermi liberamente, posso fare qualsiasi cosa. Sono stato nei campi profughi una settimana, ho vissuto con loro, ora so chi sono i Saharawi e qual’è la loro storia perché ho visto con i miei occhi dove e come stanno, cosa hanno perso, cosa gli è stato tolto ingiustamente, per cosa lottano e cosa gli spetta…la libertà e la loro terra, e purtroppo ancora oggi dopo 40 anni non possono ritenersi ancora liberi.


Da solo non sono in grado di poterli aiutare, ma come è successo già in altre occasioni posso pensare di poterlo fare nel mio piccolo raccogliendo dei fondi coinvolgendo altre persone, mettendo in vendita delle mie foto e donando l’intero ricavato all’Associazione Jaima Sahrawi che provvederà a far arrivare ai campi quanto raccolto.



Domani prenderò un treno per Pechino, starò in Cina almeno un mese e non avrò modo tutti i giorni di avere la connessione, ad ogni modo, qualsiasi sia il risultato di questa mia iniziativa, per le prossime 2 settimane a partire da domani 24 ottobre e fino a domenica 8 novembre potrete acquistare le foto andando direttamente nella sezione shop della mia pagina FB al seguente indirizzo:



Spero di riuscire insieme a Voi, condividendo l'iniziativa, a raggiungere un piccolo ma significativo obiettivo e di pensare per un’altra volta che quello che mi appassiona, la fotografia e il viaggio, possa essere un mezzo non solo per stare bene io ma che in qualche modo posso utilizzare per metterlo a disposizione di chi non ha la mia stessa fortuna.


Grazie, Smallboy


UBUNTU nella cultura africana vuol dire: “Io sono perchè noi siamo”.






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