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Biografia

 

Mi chiamo Stefano SmallBoy Tomassetti, classe 1978, Romano, photodreamer.

 

Fin da bambino ho sempre avuto una mente che lavora per immagini, e questo mi è tornato utile quando a distanza di anni, nel 2010, ho iniziato a scattare seriamente acquistando la mia prima reflex in occasione di un viaggio fotografico/solidale in Kenya. A fine anni novanta avevo avuto qualche esperienza con una Pentax500 analogica, ma non era sbocciata la passione.  Ogni cosa ha il suo tempo.

 

Nel 2012, tornato da un viaggio negli Stati Uniti, organizzo la mia prima mostra fotografica a Roma dal titolo “four elements” con l’intento di devolvere il ricavato della vendita delle foto al “God Our Father Children's Home” di Timboni - Watamu, l’orfanotrofio che avevo visitato nel 2010 con il primo viaggio in Kenya, ripetuto poi nel 2012 e 2013.

 

Nel giugno 2013 organizzo la seconda mostra fotografica, sempre a Roma, intitolata “Piccoli Principi”. Tornato da un viaggio in India mi accorgo di avere moltissimi ritratti di bambini, da questo e dall’essere fan de “Il Piccolo Principe” il titolo della mostra. Anche in questa occasione il ricavato della vendita delle foto è stato interamente devoluto al “God Our Father Children's Home” di Timboni.

Nel novembre 2013 la passione per la fotografia è alla base dell’esperienza che ha poi cambiato il corso della mia vita. Un viaggio itinerante in solitaria nel Sud-Est Asiatico che mi ha visto toccare 7 paesi in 4 mesi: Birmania, Laos, Vietnam, Cambogia, Thailandia, Malesia, Hong Kong e Bangladesh. Poco prima della partenza ho organizzato una vendita on-line delle mie foto al fine di raccogliere fondi per quando avrei fatto visita all’A.H.C.O. “Angkor Help the Children Organization”di Angkor Wat - Siem Reap in Cambogia. Con il ricavato dell’iniziativa “Together for A.H.C.O.” è stata completata la scuola per i ragazzi del centro. Partendo dal concetto universale di condivisione, l’idea era quella di coinvolgere molte persone nel progetto per ottenere un grande risultato.

 

Nel luglio 2014 ho esposto all’evento artistico “Wonderwalls” – International Art Exhibition presso La Fabbrica del Vapore a Milano con la mostra a scopo solidale “A wolk in Indocina”.

Nel novembre 2014 con un portfolio sul velo Islamico rientro tra i finalisti della categoria “Tribes” al concorso Travel Photographer of The Year 2014.

Nell’aprile 2015 partecipo al Festival Europeo della Fotografia di Reggio Emilia nel Circuito Off con un progetto sui campi profughi del popolo Saharawi in Algeria. La mostra è un reportage fatto dai bambini dei campi ai quali ho consegnato delle macchine usa e getta per mostrare i campi dai loro occhi insieme ad alcune mie foto.

 

Nel settembre 2015 parto per un viaggio in solitaria, che durerà poi 9 mesi, nel quale visito Russia, Mongolia, China, Laos, Cambodia, Sri Lanka, India e Turchia.

 

Nel maggio 2016 espongo alla Dinodia Photo Gallery di Mumbai (India).

 

Nell’ottobre 2016 riento tra i “Top 100 photographers” ai Lens Culture Street Photographer Awords.

 

Nel gennaio 2018 viaggio 4 mesi e mezzo in solitaria tra Uruguay, Argentina, Bolivia, Perù e Chile.

 

Nell’Ottobre 2018 percorro a piedi il Camino de Santiago lungo il percorso Francese, 800 Km in 34 giorni.

 

Nel novembre 2018 rientro tra i finalisti della categoria “iTravelled” al concorso Travel Photographer of The Year 2018.

 

“Il fotografo è un animale curioso, un attento osservatore del mondo che lo circonda, che scatta foto anche quando non ha la fotocamera in mano. Il viaggio è un modo straordinario, se non “il modo”, per conoscere se stessi attraverso i luoghi e le persone. Ogni volta che si viaggia non si è più quelli di prima, qualcosa cambia, è cambiato il nostro punto di vista, ci siamo evoluti. L’uomo è nomade per sua natura, ha bisogno di spostarsi, di scoprire, di conoscere. La fotografia di viaggio è lo strumento che mi consente di scoprire nuove cose, nuove culture, e questo mi fa sentire parte del mondo. Quando viaggio cammino allo scopo di perdermi tra le strade, cambio direzione perché attratto da ciò che mi circonda, un viso, uno scorcio, una situazione, entro in contatto con la realtà del posto attraverso le persone che lo vivono, osservo, mi fermo, faccio scorrere la vita. Quando percepisco che davanti a me le situazioni del momento si sono incastrate nella giusta maniera, allora vedo apparire per magia la foto, e scatto. La foto va attesa, va preparata prima nella mente, lo scatto è solo l’ultimo gesto che serve per fermare l’evento. Altre volte invece è questione di attimi e bisogna essere pronti e fortunati nel saper cogliere l’occasione, o bravi nell’aver saputo prevedere un attimo prima l’evento che di lì a poco si sarebbe manifestato. Ho sempre pensato che la fotografia, trattandosi di arte, non solo potesse essere una forma d’espressione, non solo potesse offrire spunti di riflessione a chi ne usufruisce, ma potesse essere anche utile. Per questo motivo cerco sempre di mettere a disposizione ciò che so, o credo di saper fare, per una causa. Unire il viaggio, la fotografia e la solidarietà è un modo sano di fare arte. La fotografia è un gran bel gioco.”

Stefano

 

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